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Relazione sullo stato delle arti e manifatture per la Comunità della Lastra

Storia di Lastra > Fra XVII° e XVIII° sec.

Questa relazione sullo stato delle arti e delle manifatture fu ordinata insieme a tutte le altre comunità del Granducato di Toscana, per esplicita volontà di Pietro Leopoldo.

Non tanto per indagare sulla possibile formazione di nuovi cespiti atti ad impinguare !'erario, come tradizionalmente avveniva, ma al contrario per conoscere, valutare, analizzare una società ed un
substrato economico in continuo movimento, e dare inizio cosi in modo moderno ed europeo, a una intensa stagione riformatrice.

E’un documento molto interessante per la comprensione della realtà economico-produttiva della Comunità della Lastra, alla metà del XVIII secolo.

RELAZIONE

L'arti e manifatture della Lana e del Lino, in queste Comunità, sono di piccolo oggetto, avendoci per la manifattura della Lana due fabbriche, che in capo all'anno possono impannare circa 110 pezzi di
lavoro x fabbricare le quali si provvedono le lane del Casentino, e quelle poche di lane, che sono nel paese servono regolarmente per le famiglie, e per l'esito di esse; è necessario fare Ia vendita con regolarmente respiro.

Le mezze lane si fabbricano di Ba 80 per pezza. I peluzzi di Ba 72 la pezza. Le rescette di Ba 76 Ia pezza. I colini di Ba 80 la pezza. I rovesci di Ba 84 Ia pezza.

E volendosi procurare maggior fabbricazione sarebbe necessaria averne lo smercio e questo sarebbe quando le pannine potessero liberamente trasportarsi per tutto lo stato di Toscana senza verun aggravio.

Rispetto alle manifatture delle tele di Lino che si fanno in questo territorio vi sono le tele bianche, senz'opera per uso di biancheria da letto o simili e sogliono esser larghe 1,3/4 lunghe ba 100 la
pezza.

La quantità che se ne fabbrica, un anno per l’altro, può considerarsi circa pezze 300. Sogliono vendersi all'ingrosso le più ordinarie L. 1.6.8. la canna. Le mediocri a L.2.3.4. Le migliori a L.2.6.8.

La vendita si fa nella piazza di Livorno ed alcune volte per i pronti contanti, ed altre volte in baratto, e qualche piccola quantitàsi esita anche nel paese.

Le dette tele regolarmente si fanno con i lini provvisti a Livorno e tutto il restante della lavorazione si fa nelle Comunità.

Si fabbricano ancora delle tele Line bianche a opera, ma in poca quantità e sogliono farsi larghe ba 1.1/2 e lunghe ba 80 circa, ed un anno per l'altro, si considera, che se ne possono fabbricare circa pezze 50.

Il prezzo delle inferiori è di L. 2 la canna, delle mediocri di L. 2.13.4, delle migliori di L. 3.6.8. e si vendono come sopra.

Delle tele line ad opera di piu colori, come Rigatini, e simili, pochissime se ne fabbricano ed, un anno per l'altro, si considera la fabbricazione di queste, circa pezze 30 e si fanno larghe Ba i lunghe ba 10 circa e si vendono L. 1.13 .4 la canna.

Le filature dei Lini si fanno dentro il territorio e l'inferiore si paga L. -.6.8/a -, il mediocre 1. -.8.4, il migliore L. -.13.4.

Dopo aver dato breve conto delle suddette manifatture, diciamo che quelle che sono di maggior considerazione e di maggior commercio in detta comunità di Lastra, e sue adiacenze, sono i cappelli di paglia
tanto bianchi che neri ed i lavori di pietra.

Rispetto ai cappelli di paglia si ha la fabbricazione dei cappelli bianchi, da spedirsi in Inghilterra, e dei cappelli neri, che vengono spediti per diverse parti d'Europa.

I cappelli bianchi nei primi tempi si pagavano di fattura 6 e fino 7 lire di nostra moneta per ciascuno e si vendevano pezze 25 e 30 la dozzina.

Al presente sono molto decaduti di prezzo poichè la fattura di un cappello, di giri 20, si paga semplicemente 7 crazie e si vendono una pezza ed un quarto al più la dozzina.

Tal decadenza di prezzo è derivata dall'introduzione delle paglie forestiere, che consideriamo una delle principali cagioni, si della diminuzione del prezzo, si dello smercio ed in prova di ciò, oltre
che questa paglia forestiera, estrae non poco danno di Toscana per la viltà del suo costo, impedisce anco l'esito della paglia nostrale, e la predetta paglia forestiera riesce notabilmente inferiore, per
aver prodotto il grano ed essere allignata sui suolo, e per ciò é più imperfetta e macchiata e di cattivo colore, ed i cappelli che sono costrutti di tal sorta di paglia riescono di pessima veduta, all'incontro per le paglie nostrali, delle quali si fa le semente, soltanto a tal uso, con svellersi immature, e senza ricavarne il prodotto del grano riescono di tutta perfezione, rendendosi docili e flessibili nelle fabbricazione dei cappelli, e di candidezza nel colore, costando queste 4 volte di più della paglia forestiera.

Tutti i mercanti si sono lagnati fortemente di questa paglia forestiera, di modo che é restato notabilmente incagliato il commercio, e la detta introduzione ha quasi abolito l'uso delle sementi che nei tempi addietro si facevano delle paglie nostrali, con grave danno di tanti operanti, che al presente languiscono nelle miserie, per essergli mancato del guadagno, poiché non altrimenti spendesi il denaro, come era solito nella semente delle colline adiacenti ma bensì mandasi fuori di Stato, e ne profittano le nazioni estere.

Quest'introduzione di paglie forestiere oltre l'accennati motivi pregiudiziali, ha dato anche motivo ai mercati Brittannici, che hanno ritrovato i cappelli di peggior qualità, e non simili a quelli che erano fabbricati nei tempi addietro, con paglia nostrale, a disgustarsi perchè li cappelli fatti con paglia nostrale mantengono per lungo tempo il suo natio candore ed all'opposto quelli costrutti di paglia forestiera di colore di piombo ed in progresso di tempo doventano di colore di ruggine, essendo da sapersi che presso questa nazione é in gran pregio la bianchezza di essi cappelli, quale non puo ottenersi, stante qualunque diligenza, dalla paglia forestiera, affatto priva di bianchezza per le ragioni dette di sopra, sicché continuandosi ad usare una tal qualità di paglia, si vedrà in breve incagliato del tutto questo traffico e resa una manifattura di tanto benificio del tutto inutile.

Se come informati dell'arte suddetta per la lunga esperienza che ne abbiamo dovessimo dare un sistema per rendere più vantaggiosa ed utile della manifattura, non solo per quello che riguarda il bene particolare del paese, ma anco l'universale ci avanzerebbemo a proporre.

Prino = che sarebbe necessarissimo ed indispensabile una severissima proibizione di dette paglie forestiere.

Secondo = che le paglie che hanno prodotto e portato alla maturità il grano, ancorché prodotto in questo stato, partecipando dei medesimi difetti delle paglie forestiere, restassero esse stesse proibite, per il commercio d'Inghilterra, ma che per detto commercio dovesse solo impiegarsi paglia legittima, svelta con quella diligenza, che si sono praticate nei primi tempi.

E posto ciò vedrebbesi i vantaggi che ne risulterebbero da tal proibizione, perche il denaro non passerebbe nei Paesi esteri per causa di tal genere, ma circolerebbe per la Toscana, si porgerebbe sussidio a tanti poveri
braccianti e contadini che si impiegherebbero in si lungo traffico e si renderebbero di qualche frutto tanti luoghi sterili che non si sementano e che non sono atti a produrre altra messe che le suddette paglie, giacché la semente di esse richiede la sterilità dei terreni per avere la sottigliezza del filo, che é la cosa più pregevole ed essenziale.

E poi finalmente il lungo stagionamento di tali paglie nostrali, e la !oro manipolazione porta seco indispensabilmente una spesa di qualche rilevanza, che tutto ritorna in benefizio e mercede dei giornalieri.

La nostra Comunità che nei tempi addietro, quando tal manifattura era in credito, era piena di braccianti comodi, ed al presente sono al maggior segno comodi e rifiniti.
E quando con le proibizioni suddette si faccia risorgere questa traffico, saranno in grado ancor essi di risorgere in caso diverso ne risentirà sempre più la Comunità un danno particolare, e ne risentirà anco l'Universale, dal perdersi tal commercio, rimettendoci sempre.

Passando ora all'Arte delli scarpellini, o sia manifattura di pietre, diciamo che questa ancora nei tempi addietro era feconda di smercio, ed era di lucro considerabile alla Comunità e suoi abitanti;
Ed in effetto molte erano le cave o siano le fabbriche de pietrone, nel poggio detto La Gonfolina che in oggi si vedono ridotte a minor numero, quantunque non manchino persone che attendino ad una simil manifattura, il che da motivo alla minorazione dei prezzi, e quanto allo smercio, che si é ridotto assai minore, può dipendere dalle minori fabbriche, che si vanno facendo tutto effetto di mancanza di denaro nei cittadini e per sostentare questa manifattura sarebbe desiderabile, che vi fosse il comodo delle fabbriche per dar sussidio a tanti poveri braccianti e manifattori.
(...)
Sopra le manifatture più essenziali che siano state e siano in questa Comunità si è detto a sufficienza nel precedente articolo.

E rispetto alia popolazione secondo le notizie che abbiamo crediamo esser questa aumentata da 20 anni in qua, nel numero dei braccianti, e piuttosto persa ne miserabili che si vedono inqueste adiacenze e dal numero maggiore della popolazione da detto tempo in qua sono diminuitele mercedi dei giornalieri perché molti per lavorare si esibiscono e prendono quella mercede che gli vien data.
(...)
Quanto a questa articolo ci rimettiamo a quanto é stato esposto di sopra.
(...)
Sopra la situazione del nostro territorio rappresentiamo che la Comunità predetta é in una situazione comoda al canale dell'Arno, da avere i trasporti per il commercio e con strade praticabili per il medesimo tanto per via di barroccio che per via di soma.
(...)
Relativamente agli aggravi fiscali si deve dire che i fabbricanti d'arte di lana di Firenze pagano la matricola per una volta L. 13.6.8 ad ogni tre anni, all'arte dei fabbricanti L. 1.13.4 con piu le ricevute dei Ministri.

I fabbricanti delle tele di fino pagano ogni anno all'uffizio della Grascia la tassa di soldi 17.

E quanta alli scarpellini pagheranno le tasse all'Arte dei fabbricanti e tutti quelli che sono capaci di pagamento della testa, pagano alle rispettive comunità il testatico, che annualmente impone la Comunità per i suoi bisogni, con far pagare anco per la Bottega o negozio aperto ( ...)

30 gennaio 1768
GIO DOMENICO TOFANARI DEPUTATO
GIO BATA BORETTI
E MARTINO SUO FIGLIO DEPUTATI

ASF, CARTE GIANNI n. 39
Fascicolo 28 -Empoli



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